Puglia Imperiale
L’azienda agrituristica è comodamente collegata con le principali cittadine della zona e con l’aeroporto di Bari .
Nel “GIROTONDO” da noi ideato vi invitiamo a una visita alle macro-aree
- PUGLIA IMPERIALE (nel raggio di 45 km dall’agriturismo)
Orizzonti vasti e colori decisi, a tratti aspro e un po’ lunare.
Così si presenta il paesaggio murgiano, quello della Puglia Imperiale, dominato dalla presenza di Federico II e da tre città d’arte con un glorioso passato: Barletta – Andria e Trani.
- Trani – 12 km –
Cattedrale sul mare e palazzi storici
Castello Svevo
Quartiere Ebraico
Monastero di Colonna e Fortino sul Porto
- Barletta – 30 km –
Castello Normanno Svevo
Corso Vittorio Emanuele e Colosso di Eraclio
Cattedrale di santa Maria Maggiore
Cantina della Disfida
Palazzo della Marra già Pinacoteca Giuseppe De Nittis
- Andria – 27 km –
Castel del Monte –patrimonio UNESCO
Chiesa di sant’Agostino
Cattedrale di Santa Maria Assunta
Santuario di Santa Maria dei Miracoli
Laure Basiliane
Museo del Confetto
- Itinerario tra Saline e Archeologia: Margherita di Savoia- San Ferdinando di Puglia- Canne della Battaglia- Canosa di Puglia ( tour di circa 30 km)
Margherita di Savoia
Saline e zone umide con percorsi tematici dedicati alla vita della salina e della fauna acquatica (fenicotteri rosa-cavalieri d’italia…)
Museo storico della Salina
San Ferdinando di Puglia
Museo Civico
Canne della Battaglia
Sito archeologico dell’età del bronzo e campo di battaglia della vittoria di Annibale sui romani (216 a.C)
Canosa di Puglia
Cattedrale di San Sabino
Tomba di Boemondo
Ipogei La Grasta
Ponte romano sull’Ofanto
Domus romana di colle Montescupolo
- Itinerario antichi porti, castelli e….funghi cardoncelli: Bisceglie- Ruvo di Puglia- Castel del Monte – Parco Nazionale dell’Alta Murgia– Minervino Murge – Spinazzola (tour di circa 70 km)
Bisceglie
Cattedrale
Mura aragonesi – Torre dei normanni – Bastioni
Dolmen della Chianca
Grotte di Santa Croce
Casali (Giano- Pacciano- Sagina….) nell’agro di Bisceglie
Ruvo di Puglia
Cattedrale di santa Maria
Palazzo Jatta e museo archeologico nazionale
Talos
Settimana Santa: I riti si aprono il venerdì di passione, precedente alla domenica delle Palme, con la processione della Desolata. Il Giovedì santo è segnato dalla suggestiva processione notturna degli Otto santi, mentre il Venerdì santo è il turno dei misteri. La processione della Pietà del Sabato santo chiude i riti penitenziali, mentre la Domenica di Pasqua la processione di Gesù risorto chiude la Settimana Santa
Le quarantane sono fantocci femminili appesi per le strade a raffigurare il periodo quaresimale, i quali vengono fatti scoppiare la mattina di Pasqua
Castel del Monte patrimonio UNESCO
Minervino Murge
Borgo antico e Grotta di San Michele
Parco Nazionale dell’Alta Murgia (*)
(*) PARCO NAZIONALE DELL’ ALTA MURGIA
Il parco ha un’estensione di 68.033 ettari. Si estende nella parte più elevata dell’altopiano delle Murge di nord-ovest. Coincide con una parte della più estesa zona di protezione speciale istituita per proteggere la steppa a graminacee, habitat del falco grillaio (sito di importanza comunitaria). Tra le principali attrazioni del parco va annoverato Castel del Monte, uno dei più famosi castelli del meridione italiano nonché patrimonio dell’umanità.
Il parco presenta attrazioni di diversi tipi:
- Le miniere di bauxite in località Murgetta in territorio di Spinazzola;
- Il castello svevo di Gravina in Puglia;
- Il museo erbario di Ruvo di Puglia
- Il parco comunale Robinson con l’annessa pineta di Gravina in Puglia;
- La pineta Galietti di Santeramo in Colle;
- Il bosco Mesola di Cassano delle Murge;
- La pineta comunale Lagopetto di Grumo Appula
- la Foresta Mercadante nel territorio di Cassano delle Murge e di Altamura
- il Pulo di Altamura, rappresentante la più grande dolina carsica del territorio, a circa 6 chilometri a nord della città di Altamura;
- la grotta Lamalunga, una cavità che ospitava l’uomo di Altamura;
- la valle dei dinosauri, dove nel 1999 sono state ritrovate orme di dinosauri, ad Altamura;
- il Pulicchio di Gravina, una dolina carsica molto estesa, a 10 km dall’abitato di Gravina in Puglia;
- la Grave di Faraualla, un profondo inghiottitoio di origine carsica nel territorio di Gravina in Puglia;
- il parco archeologico di Botromagno e Padre Eterno di Gravina in Puglia;
- la Necropoli di San Magno a Corato;
- la grotta di Santa Maria degli Angeli a Cassano delle Murge;
- Particolari sono gli jazzi, costruzioni rupestri utilizzate durante i periodi di transumanza, frequenti soprattutto nel territorio di Andria, Gravina, Ruvo, Minervino e Spinazzola
Flora: La vegetazione dell’Alta Murgia cambia a seconda della zona. Questo habitat è un susseguirsi di formazioni rocciose, fitti boschi e vaste distese steppiche. In queste praterie rocciose ritroviamo alberi tipici della vegetazione mediterranea quali il cipresso comune , oltre ad aree più o meno estese di querceto. Nei boschi della murgia oggi si ritrovano perlopiù esemplari di roverella, fragno, la quercia spinosa, il leccio, il cerro e il farnetto. In compenso sono molto diffuse specie di erba bassa e media, come l’asfodelo e la ferula. Il sottobosco è ricco di piante come il caprifoglio, il biancospino, il pungitopo, il cisto e il mirto. Sulle rocce è facile trovare le piante di cappero, coi loro bei fiori, oltre a piante aromatiche quali la pianta del rosmarino e dell’origano. Nel parco crescono anche piante o arbusti ad interesse alimentare, come l’asparago, il noce, il fico, il mandorlo, il ramno, il nespolo, il prugnolo, il lampone e la mora selvatica. Numerose i fiori quali la clematide, il ciclamino, la rosa canina, il gigaro e la rosa di San Giovanni e la peonia. Tra le specie fungine troviamo il fungo cardoncello e la gallinella, fungo commestibile dall’intenso colore giallo, oltre a numerose altre specie non commestibili.
Fauna:Nel parco nazionale alberga una buona varietà di fauna, soprattutto di piccole e medie dimensioni, che possono trovare una discreta gamma di alimenti in questo singolare e vasto ambiente, caratterizzato dall’alternarsi di vaste distese erbose, formazioni rocciose, campi coltivati e fitte selve. Altro fattore agevolante per gli animali è la presenza di numerose grotte, anfratti e formazioni rocciose, che offrono loro rifugio. È da far notare la mancanza di corsi d’acqua d’altronde un po’ tipica di tutta la Puglia. In passato era nota la presenza di lupi, generalmente provenienti dall’Abruzzo o dalla più vicina Lucania in cerca di greggi per sfamarsi, che in seguito al drastico aumento del numero di cinghiali hanno ricominciato a riaffacciarsi nel parco come attestano le documentazioni fotografiche, gli avvistamenti e i diversi ritrovamenti di resti di animali come pecore, volpi o cinghiali predati da questo cacciatore. Ultimamente sembrano essere di stanza nel parco, con una popolazione ancora non ben identificabile ma che si sta comunque riadattando ad un habitat dove vi erano stati nel corso della seconda metà del ventesimo secolo solo sporadici avvistamenti. Sembra che vengano proprio dalla murgia i lupi che stanno tornando a riaffacciarsi e a cacciare nelle aree del Brindisino e del Tarantino. (precisamente nelle aree di Ostuni e Martina Franca) .Tra la popolazione di mammiferi si attestano le seguenti specie: donnole, faine, istrici, lepri, scoiattoli, piccoli roditori (quali il moscardino, il ghiro, il topo quercino, il mustiolo, l’arvicola di Savi, il topo selvatico), volpi e tassi. Tra i rettili possiamo annoverare, oltre alla comunissima lucertola campestre ed alla testuggine comune la presenza del ramarro, del Geco di Kotschy e di vari serpenti, tra cui la vipera, il cervone, il biacco, la biscia dal collare e, particolare, il colubro leopardino.
Anche gli anfibi sono presenti, nonostante l’ambiente arido non lo farebbe supporre. Accanto ad alcune specie di anuri più comuni come rospi e rane, è stato rinvenuto in un unico sito, l’ululone appenninico e un unico urodelo, il Tritone italiano. Numerose sono invece le specie di uccelli presenti nel parco, alcune di notevolissima importanza conservazionistica quali la gallina prataiola e l’Occhione. Si rinvengono poi varie specie di tordi, di merli, il culbianco, l’usignolo, l’allocco, il verzellino, il pettirosso ma anche corvidi come il corvo imperiale, la taccola e la cornacchia grigia o la gazza. È possibile anche ritrovare con una certa frequenza il picchio rosso e il picchio verde. Varie specie selvatiche di columbidi sono avvistabili, come i il Colombo selvatico o la tortora selvatica e quella dal collare. Più notturni sono il barbagianni, la civetta, l’allocco, il gufo comune e l’assiolo. Inoltre si possono osservare anche la calandra, la calandrella, la cappellaccia, il rigogolo, lo scricciolo, la capinera, la tottavilla, la cesena, lo strillozzo, la cinciallegra, la cinciarella, la cincia bigia, lo zigolo nero, il tordo bottaccio, il merlo, il fringuello, il pettazzurro, e l’allodola. Non è rarissimo, in alcuni periodi, imbattersi nel fagiano, nell’allodola e nella quaglia. Alti nel cielo dell’aspro territorio murgiano si incontrano numerosi falconidi: il gheppio, il nibbio bruno, il falco lanario e il falco pellegrino, quest’ultima specie di aspetto simile al falco lanario. Di importantissima presenza a livello europeo, quella del falco grillaio, adattatosi all’ambiente urbano al punto di nidificare sui campanili romanici e sugli edifici più alti dei centri storici e, proprio per questo, ad alto rischio in questo contesto storico) ed anche un discreto numero di poiane “infiltratesi”. Sempre più frequente è la presenza della grande aquila reale, avvistata in più zone del parco. Più all’interno rispetto ai suoi areali più tipici. Presenti anche il nibbio reale, il biancone, l’albanella minore, il falco di palude e il lanario. Si può incontrare l’airone cenerino, il quale costruisce i suoi nidi a partire da febbraio. Le zone raramente allagate del parco, inoltre, ospitano la sosta di alcuni uccelli migratori, come la marzaiola e nei periodi di passo non è rarissimo avvistare qualche cicogna
MATERA (65 km)
Nota con gli appellativi di “Città dei Sassi” e “Città Sotterranea“, è conosciuta in tutto il mondo per gli storici rioni Sassi, che fanno di Matera una delle città ancora abitate più antiche al mondo
La città si trova nella parte orientale della Basilicata a 401 m s.l.m., al confine con la parte sud-occidentale della città metropolitana di Bari (con i comuni di Altamura, Gravina in Puglia e Santeramo in Colle) e l’estrema parte nord-occidentale della provincia di Taranto (con i comuni di Ginosa e Laterza). Sorge proprio al confine tra l’altopiano delle Murge ad est e la fossa Bradanica ad ovest, solcata dal fiume Bradano. Il corso di questo fiume è sbarrato da una diga, costruita alla fine degli anni cinquanta per scopi irrigui, e il lago artificiale creato dallo sbarramento, chiamato lago di San Giuliano, fa parte di una riserva naturale regionale denominata riserva naturale di San Giuliano.
Il torrente Gravina di Matera, affluente di sinistra del Bradano, scorre nella profonda fossa naturale che delimita i due antichi rioni della città: Sasso Barisano e Sasso Caveoso. Sull’altra sponda c’è la Murgia, protetta dal Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri, più semplicemente detto parco della Murgia Materana. Gli antichi rioni chiamati “Sassi“, assieme con le cisterne ed i sistemi di raccolta delle acque, sono la caratteristica peculiare di Matera. Si tratta di antichi aggregati di case scavate nella calcarenite, a ridosso di un profondo burrone, la “Gravina“. Alla fine del 1993 l’UNESCO ha dichiarato i rioni Sassi patrimonio mondiale dell’umanità. Nelle campagne presso Timmari vi è inoltre un vulcano di fango di nuova formazione.
Matera è nota proprio per la peculiarità e l’unicità del suo centro storico. Scavati e costruiti a ridosso della Gravina di Matera, una profonda gola che divide il territorio in due, i Sassi di Matera, rioni che costituiscono la parte antica della città, si distendono in due vallette, che guardano ad est, leggermente sottoposte rispetto ai territori circostanti, separate tra loro dallo sperone roccioso della Civita.
Il Sasso Barisano, girato a nord–ovest sull’orlo della rupe, se si prende come riferimento la Civita, fulcro della città vecchia, è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo. Il Sasso Caveoso, che guarda invece a sud, ubicato in una lama più ampia e corta, assume vagamente la forma di una cavea teatrale. Al centro la Civita, sperone roccioso che separa i due Sassi, sulla cui sommità si trovano la Cattedrale ed i palazzi nobiliari. Insieme formano l’antico nucleo urbano di Matera, dichiarato dall’UNESCO paesaggio culturale.
I Sassi di Matera sono un insediamento urbano derivante dalle varie forme di civilizzazione ed antropizzazione succedutesi nel tempo. Da quelle preistoriche dei villaggi trincerati del periodo neolitico, all’habitat della civiltà rupestre (IX–XI secolo), che costituisce il sostrato urbanistico dei Sassi, con i suoi vicinati, camminamenti, canalizzazioni, cisterne; dalla civitas di matrice normanno-sveva (XI–XIII secolo), con le sue fortificazioni, alle successive espansioni rinascimentali (XV–XVI secolo) e sistemazioni urbane barocche (XVII–XVIII secolo); ed infine dal degrado igienico-sociale del XIX e della prima metà del XX secolo allo sfollamento disposto con legge nazionale negli anni cinquanta, fino all’attuale recupero iniziato a partire dalla legge del 1986.
Le cisterne e i sistemi di raccolta delle acque
La scelta di questo sito, sebbene abbia garantito una estrema sicurezza all’abitato, ha comportato ai suoi abitanti enormi difficoltà nell’approvvigionamento delle acque. Di fatto i Sassi si trovano su di un enorme banco calcarenitico a circa 150 metri dal livello del torrente, mentre le colline d’argilla che li circondano ad ovest risultano essere troppo lontane per assicurare l’approvvigionamento idrico in caso di assedi.
Perpetuando un uso documentabile sin dalle fasi neolitiche, gli abitanti hanno sfruttato a proprio vantaggio la friabilità della roccia e le pendenze per realizzare un complesso sistema di canalizzazione delle acque, condotte in una diffusa rete di cisterne e”palombari”.
Vista in quest’ottica Matera risulta essere uno dei più antichi e meglio conservati esempi di bioarchitettura al mondo.